Nel corso degli ultimi anni, in Italia hanno avviato attività produttive piu’ di 10000 imprese start up, di cui 80 svolgono attività nel settore agricolo, poco meno di 1800 nel settore manifatturiero e la restante parte, che e’ la stragrande maggioranza, opera nel settore dei servizi.
L’avvio di start up e’ stato regolare nel corso del tempo, con un’accelerazione a partire dal 2013 (figura 1). La natura giuridica prevalente e’ la società a responsabilità limitata (di cui meno di mille sono srl semplificate e 35 con unico socio), mentre poche (138) sono le cooperative. La distribuzione geografica delle imprese start up indica una concentrazione nelle province di grande dimensione (1707 a Milano, 968 a Roma, 344 a Napoli, 313 a Bologna, 310 a Torino). Oltre a Napoli, le province del mezzogiorno d’Italia a maggiore presenza di start up sono Bari (198), Salerno (184), Palermo (155), Catania (118). In Calabria ci sono 226 start up, di cui 92 a Cosenza, 62 a Reggio Calabria, 56 a Catanzaro, 8 a Crotone e 8 a Vibo Valentia. Il comune calabrese con il numero maggiore di imprese start up e’ Rende (46), seguito da Reggio Calabria (43).[1]
Il fatturato delle start up. Un’analisi economica delle attività delle imprese start up non è immediata sia perche’ in molti casi mancano informazioni sui bilanci, sia perché l’insieme informativo sull’iscrizione nel registro delle imprese, in quello delle imprese start up e la data di avvio delle attività e’ molto variegato.
Al fine di avere qualche elemento di valutazione, si fa riferimento alle imprese start up con fatturato positivo dal 2015 al 2017.[2] Si tratta di 1440 imprese, il cui fatturato medio e’ stato pari a 115mila euro nel 2105, 200mila euro nel 2016 e 272 mila euro nel 2017 (figura 2).[3]
Sebbene il fatturato medio sia in crescita, le imprese in esame sono di piccola dimensione. Se si fa riferimento alla media del fatturato nel triennio 2015-2017, si ottiene che 49 start up hanno un fatturato superiore a 1 milione di euro e solo 3 registrano valori del fatturato superiore a 3 milioni di euro. Ben 512 start up hanno un fatturato annuale inferiore a 50mila euro (il 35% delle imprese); nel caso di 800 imprese (il 56% del campione) il fatturato e’ inferiore a 100mila euro. Il 91% delle start up esaminate ha un fatturato annuo inferiore a 500mila euro.
L’utile di esercizio. I dati mostrano come la tipologia di imprese in esame contabilizzi, in media, perdite di esercizio, che nel triennio 2015-2017 ammontano a 14mila euro all’anno (la figura 2 mostra i valori annuali delle perdite di esercizio) [4]. Per il 25% delle imprese, l’utile medio e’ -7770 euro all’anno, mentre il 50% del campione registra un utile inferiore a 900 euro all’anno. Per il 90% delle start up esaminate l’utile del triennio e’ inferiore a 27000 euro. L’utile medio del restante 10% del campione e’ pari a 86mila all’anno.
I settori più rappresentativi. Disaggregando il campione per il settore di attività economica di appartenenza delle imprese, si ottiene che il numero maggiore di start up opera nell’ambito della “produzione di software e della consulenza informatica” (525 start up equivalenti al 36,5% del campione), della “ricerca scientifica e sviluppo” (195 start up, il 13,5% del campione) e in “attivita’ dei servizi d’informazione e altri servizi” (109 start up, il 7,6% del campione).[5] E’ rilevante dire che gli utili di esercizio realizzati da queste start up sono in media negativi per le imprese del settore della produzione di software e della consulenza informatica (-7270 euro all’anno nel triennio 2015-2017)[6] e delle attivita’ dei servizi d’informazione e altri servizi (- 46276 euro all’anno)[7]. Positivi sono, in media, gli utili delle start up del settore della ricerca scientifica (+12000 euro all’anno nel triennio 2015-2017)[8].
Il dato di sintesi che emerge da questa nota e’ che nonostante l’interesse verso le start up e il dinamismo finalizzato all’avvio di attività economiche, le imprese in esame scontano significative difficoltà di posizionamento nei mercati e, quindi, di crescere in termini di volume di beni e servizi venduti. Altrettanto significativo e’ il risultato economico della gestione delle start up: in media, il variegato universo delle start up italiane registra utili di esercizio negativi.
[1] I dati si riferiscono a 9797 start up di cui si dispone della localizzazione geografica per provincia.
[2] Considerare questo triennio consente di avere un congruo numero di imprese. Si pensi che le start up con un valore positivo del fatturato dal 2012 al 2017 sono solo 8.
[3] La disponibilità dei dati impedisce di calcolare la produttivita’ per addetto. Non essendoci alcun vincolo di registrazione del dato sull’occupazione, le informazioni sugli addetti sono inattendibili. Si pensi che delle 1440 sturp up analizzate, solo 328 riportano nella relazione del bilancio un valore positivo dei dipendenti.
[4] Il valore medio del triennio 2015-2017 e’ l’esito delle attività delle 848 start up che registrano degli utili (in media 20485 euro) e di quelle di 592 start up che contabilizzano delle perdite, il cui valore medio del triennio e’ pari a -63509 euro. Nel triennio in esame, solo un’impresa registra un utile superiore a 50000 euro, mentre all’estremo opposto per ben 14 start up l’utile medio del periodo e’ maggiore di -500000 euro.
[5] I dati mostrano come la restrizione del campione alle start up con fatturato positivo in ciascun anno del triennio 2015-2017 non alteri la distribuzione settoriale delle start up: su 10000 start up italiane quelle che producono software, svolgono attività ricerca scientifica e sviluppo e operano nel settore dei servizi d’informazione sono, rispettivamente, 3350, 1312 e 912.
[6] Di queste 323 registrano utili positivi e 202 utili negativi.
[7] Di queste 36 registrano utili positivi e 73 utili negativi.
[8] Di queste 150 registrano utili positivi e 45 utili negativi.