La nuova emigrazione italiana e calabrese
Introduzione. Dall’Unità, e fino ai primi anni ’70 del secolo scorso, l’Italia è stato un Paese profondamente segnato dall’emigrazione. In questo lungo periodo di tempo il fenomeno si è caratterizzato per due ondate migratorie: la prima, composta prevalentemente da spostamenti oltreoceano, si distinse per l’alta intensità (ricordiamo che gli espatri dal 1876 al 1915 furono 14 milioni). La seconda, che si realizza a partire dalla metà degli anni ’50, si è distinta per una intensità più contenuta, con prevalenza dei flussi in direzione dell’Europa.
Agli inizi degli anni Settanta, l’Italia per la prima volta nella sua storia, registra un saldo migratorio positivo, che aumenta sempre di più negli anni successivi, trasformandosi via via in un Paese d’immigrazione. Successivamente, i trasferimenti di residenza degli italiani nei paesi esteri rimangono modesti e superano le 100mila unità annue solo di recente. Nel contempo, però, si osservano importanti cambiamenti nel profilo di coloro che trasferiscono la loro residenza all’estero. Infatti, i nuovi emigranti hanno un livello di istruzione sempre più elevato. Compaiono nuove figure come quella dei nonni – genitori, che trascorrono periodi sempre più lunghi all’estero con i figli e nipoti; quella del migrante maturo rimasto disoccupato e lontano dalla pensione che si trasferisce all’estero per lavoro; del migrante detto di rimbalzo, cioè colui che dopo tanti anni vissuti all’estero ripercorre per vari motivi la via inversa. Più di recente sta emergendo anche il migrante previdenziale che risiede per lunghi periodi in Paesi dove è in corso una politica di defiscalizzazione e dove trova condizioni sociali ma anche climatiche più favorevoli[i].
Questo lungo processo di mobilità ci ha consegnato uno stock di italiani residenti all’estero rilevante sia dal punto di vista numerico che sociale ed economico, la cui conoscenza qualitativa e quantitativa resta ancora parziale, perché le fonti statistiche di riferimento sono lacunose e molto disomogenee fra di loro. In questa nota ci limiteremo a esaminare la recente mobilità italiana e calabrese, facendo ricorso ai dati dell’AIRE- Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, che pur con molti limiti rappresenta sicuramente in questo campo il riferimento principale[ii].
La recente mobilità degli Italiani all’estero. Negli ultimi anni la mobilità degli italiani è cresciuta notevolmente. Infatti, nell’ultimo quinquennio – come si coglie dalla serie storica dal 2014 ad oggi dei cittadini italiani che si sono iscritti all’AIRE per espatrio, Figura 1-coloro che sono partiti dall’Italia, spostando la loro residenza fuori dai confini nazionali, sono aumentati da 94.126 a 128.193 unità, con un incremento del 36,2% in cinque anni.
Nel contempo, nell’ultimo decennio, lo stock degli italiani residenti all’estero è aumentato del 52,1%, cioè da 2.028.370 del 2010 a 5.114.469 del 2018. Ciò è da attribuire, oltre che all’accresciuta mobilità degli italiani, anche alla maggiore consapevolezza dei residenti all’estero che l’iscrizione all’AIRE, al di là ad essere un obbligo di legge, è il requisito essenziale per usufruire di tutta una serie di servizi dalle rappresentanze consolari, e il presupposto indispensabile per accedere a importanti servizi.
L’esame degli espatri degli anni più recenti (2017 e 2018, Figura 2) oltre a confermare che la gran parte espatri degli espatri riguarda i giovani e i giovani adulti, che nel complesso incidono per più del 60%, fa emergere anche un aspetto nuovo, e cioè l’aumento notevole degli espatri nell’età adulta (classe 50-64, incremento del 21,0%), ma soprattutto tra i pensionati (classe 65 e oltre, incremento del 43,4%), fenomeno del quale si sta cercando di cogliere le cause[iii].
La Calabria e la popolazione AIRE. Che la Calabria sia una regione con una consistente comunità all’estero, che deriva in parte dalla sua storia emigratoria ma soprattutto da una nuova mobilità, lo dimostrano i dati dei suoi residenti iscritti all’AIRE. Nel 2018 è la Sicilia ad avere la popolazione residente all’estero più numerosa, segue Campania, Lombardia, Lazio, Veneto e Calabria (403.732 persone iscritte all’AIRE), Tabella 1. Le regioni che invece registrano incidenze superiori al 20% rispetto alla popolazione residente sono il Molise (28,4%) Basilicata (22,6%) e terza è la Calabria (20,7%). Nella graduatoria dei primi 25 Comuni italiani per iscritti all’AIRE ai primi posti troviamo Roma, Milano, Torino e Napoli e al 23mo posto Corigliano Calabro con 9.883 persone iscritte all’AIRE su una popolazione di 40.450 abitanti (incidenza del 24,4%).
Se si considera l’incidenza nel 2008 degli iscritti all’AIRE nei Comuni italiani tra i 10mila e i 100mila abitanti, in questa graduatoria la Calabria è seconda con 9 Comuni – che vengono elencati nella Tabella 2 – preceduta dalla Sicilia con ben 26 Comuni[iv].
La Tabella precedente mostra come in alcuni Comuni calabresi la popolazione sia molto più contenuta di quella ufficialmente residente. Così, per esempio, Bagnara Calabra può contare su 5.824 abitanti rispetto ai 10.117 residenti, San Giovanni in Fiore su 10.771 abitanti rispetto ai 17.074 residenti, Bisignano su 7.653 abitanti rispetto ai 10.133 residenti e Corigliano Calabro su 30.567 abitanti rispetto ai 40.450 residenti, con evidenti problemi di mancate entrate comunali, di deficit di partecipazione politica e così via.
Fra le dieci comunità più numerose di calabresi residenti all’estero, che rappresentano nell’anno 2018 il 92% dei residenti calabresi all’estero, Tabella 3, quella più numerosa vive in Argentina, con quasi cento mila residenti. Consistenti sono anche le comunità che vivono in Germania, Svizzera e Francia, Australia e Canada. Dunque, un patrimonio di persone, numericamente importante (un quinto del totale della popolazione regionale), spesso con un livello di istruzione elevato, rilevante sia dal punto di vista numerico sia sociale che economico, fortemente legato alla terra di origine dalla quale si aspetta attenzione e considerazione.
[i] Cfr.: Fondazione – Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo 2018, pp. IX-XI.
[ii]Le fonti statistiche e amministrative attualmente disponibili per le informazioni sullo stock dei cittadini all’estero sono: l’archivio delle Anagrafi consolari (titolarità Ministero Affari Esteri); l’archivio centrale dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – AIRE (titolarità Ministero dell’Interno); la rilevazione degli italiani all’estero (titolarità Ministero Affari Esteri, in collaborazione con l’Istat).
Nessuna di queste fonti, che nascono per assolvere a funzionalità amministrative, presenta le necessarie caratteristiche di esaustività, qualità e completezza delle informazioni. Inoltre, dati gli scopi per cui sono state sviluppate, esse registrano solo i cittadini italiani che si trasferiscono all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi, che si definiscono “cittadini italiani residenti all’estero” a differenza dei “cittadini temporaneamente presenti all’estero”, cioè coloro i quali risiedono all’estero per un periodo inferiore all’anno, e per i quali non sussistono obblighi di registrazione. L’AIRE è stata istituita nel 1990, ai sensi della legge n. 470 del 27 ottobre 1988. Per una approfondita analisi di questo strumento si rinvia al sito del Ministero dell’Interno, ma anche ai saggi contenuti in Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo 2013 e 2014, Tau Editrice, Todi(PG).
[iii] F. Cristaldi, S. Leonardi, Pensionati in fuga? Geografie di una nuova emigrazione, Tau Editrice, Todi (PG), 2018.
[iv] Fondazione Migrantes, Rapporto Italiani nel Mondo 2018, citato, Tabella Sezione 2, p. 509.