La particolare attenzione rivolta quotidianamente verso i dati economici deriva dall’impatto che lo status dell’economia può produrre sulle condizioni di benessere della collettività: il livello di produzione di beni e servizi, l’inflazione, il tasso di disoccupazione o i tassi di interesse. L’economia è la disciplina che ha per obiettivo il raggiungimento del massimo livello di benessere con i mezzi scarsi a disposizione. Nel tempo, purtroppo si è consolidata una profonda dicotomia tra l’aumento delle variabili monetarie e l’aumento del benessere: ormai, nei paesi sviluppati, osserviamo che, pur raggiungendo un importante risultato in termini di produzione nazionale, questo purtroppo non si traduce in termini di benessere. Il sistema economico tende ad evidenziare la necessità di individuare nuovi strumenti per incrementare in maniera significativa il valore monetario della ricchezza o di produzione nazionale, non leggendo i segni di una crisi che va oltre l’aspetto economico anche se molto connesso ad esso. La sensibilità verso la tecnologia e il processo di innovazione sono importanti a migliorare il futuro, ma i fattori culturali e sociali possono avere un impatto allo stesso modo profondo. In questo lavoro, andremo a valorizzare il potere dei cambiamenti culturali e sociali che hanno determinato i risultati in termini di benessere nonostante il livello di produzione di beni e servizi. Questi cambiamenti hanno trasformato il comportamento degli agenti coinvolti nel processo economico, creando un senso di assuefazione: le persone accettano lo status quo ritenendo di non potersi comportare diversamente a causa del contesto economico e sociale attuale. Per poter ottenere miglioramenti nello stato di benessere, occorre assumere consapevolezza che sono necessari interventi strutturali per rimuovere la dicotomia tra aspetti quantitativi e qualitativi della società e restituire all’economia l’opportuna funzione di soddisfare i bisogni collettivi.
The particular attention paid daily to economic data derives from the impact that the state of the economy can produce on the conditions of well-being of the community: the level of production of goods and services, inflation, the unemployment, or the interest rate. Economics is the discipline whose objective is to achieve the maximum level of well-being with the limited means available. Over time, unfortunately, a profound dichotomy has consolidated between the increase in monetary variables and the increase in well-being: now, in developed countries, we observe that, despite achieving an important result in terms of national production, this unfortunately does not translate into terms of well-being. The economic system tends to highlight the need to identify new tools to significantly increase the monetary value of national wealth or production, failing to read the signs of a crisis that goes beyond the economic aspect even if it is very connected to it. Sensitivity to technology and the innovation process are important for improving the future, but cultural and social factors can have an equally profound impact. In this work we will enhance the strength of the cultural and social changes that have determined the results in terms of well-being despite the level of production of goods and services. These changes have transformed the behavior of the agents involved in the economic process, creating a sense of habituation: people accept the status quo believing that they cannot behave differently due to the current economic and social context. To obtain improvements in the state of well-being it is necessary to become aware that structural interventions are necessary to remove the dichotomy between quantitative and qualitative aspects of society and restore to the economy the adequate function of satisfying collective needs.
1. Introduzione
La situazione di benessere sociale è significativamente associata alla produttività e quindi al potenziale di crescita economica dei paesi. Infatti, la letteratura evidenzia che la felicità rende i lavoratori più produttivi (Bellet, De Neve e Ward, 2023; Oswald, Proto e Sgroi, 2015): un più alto grado di felicità è sistematicamente associato ad un livello più alto di produttività. Pertanto, sembra ragionevole individuare un effetto causale tra benessere e produttività.
Purtroppo, possiamo osservare negli ultimi anni un incremento degli episodi di disagio sociale, misurato dal tasso di suicidi o aumento dell’uso di farmaci antidepressivi. Il fenomeno può essere dovuto alle crescenti disuguaglianze prodotte dalla globalizzazione e al processo di automazione, come risultato dell’innovazione tecnologica (Case e Deaton, 2021). Il disagio psichico può descrivere il dolore sociale da esclusione, perdita o rifiuto. Il risultato può dipendere dalla trasformazione avvenuta negli anni nei valori sociali degli individui: assistiamo ad una disgregazione sociale dove il dolore e quindi il disagio può condurre alla dipendenza da farmaci e talvolta anche al suicidio. A causa dell’interazione tra stato di benessere e produttività, la disgregazione sociale può avere delle negative ripercussioni sulla vita economica dei paesi.
Il lavoro è strutturato nel seguente modo. Nel paragrafo 2, descriveremo la situazione del disagio sociale nelle regioni italiane, tenendo conto di fattori culturali, quali il matrimonio, la scelta di procreare e la partecipazione religiosa. Nel paragrafo 3, presenteremo un modello teorico utile a prevedere l’effetto della trasformazione sociale avvenuta nel corso del tempo in termini di fattori culturali sul benessere degli individui, misurato con il grado di disagio psichico. Nel paragrafo 4, stimeremo il modello e valuteremo la bontà delle ipotesi teoriche formulate. Nel paragrafo 5, discuteremo i risultati e suggeriremo alcune politiche per affrontare la delicata tematica.
2. Il disagio sociale
I paesi economicamente sviluppati stanno sperimentando una fase di crescente disagio psichico, che la crisi epidemiologica dovuta al virus COVID-19 ha solo evidenziato nella sua complessità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera il benessere mentale come: “uno stato di benessere in cui ogni individuo realizza il proprio potenziale, è in grado di far fronte agli eventi stressanti della vita, è in grado di lavorare in modo produttivo e fruttuoso ed è in grado di fornire un contributo alla comunità” (Rapporto Osservasalute, 2022; World Health Organization, 2020). Da tale definizione, risulta importante cogliere non solo la rilevanza della salute mentale in termini fisici, ma anche in termini di capacità di interagire nel contesto sociale in cui l’individuo vive e lavora. Al crescere del disagio psichico, normalmente, sono associati livelli crescenti nel consumo di farmaci e di sostanze stupefacenti che rappresentano fattori di rischio per il suicidio e l’omicidio (Rapporto Osservasalute, 2022; World Health Organization, 2020). In seguito al periodo di lockdown dovuto alla crisi epidemiologica da COVID-19, gli episodi di depressione e di ansia e l’assunzione di psicofarmaci sono aumentati tra i giovani (Amerio et al., 2021). Così, sono aumentati anche gli episodi di suicidio nella popolazione giovanile e sono peggiorati i sintomi delle patologie esistenti (Meherali et al., 2021).
Nella Figura 1, visualizziamo i dati a livello regionale in Italia per il consumo di farmaci antidepressivi in termini di tasso di variazione nel periodo 2020-2021. Possiamo registrare un trend crescente nel consumo di farmaci antidepressivi, verificato dal tasso di variazione medio nazionale del 2.4% nel 2021 rispetto al 2020. In particolare, il consumo è aumentato in tutte le regioni, ma rileviamo una percentuale doppia tra la Toscana e la Basilicata, in Liguria, Umbria e Emilia-Romagna. In Calabria, Campania, Sicilia e Puglia si registrano livelli più bassi rispetto alla media nazionale.
Nelle Figure 2 e 3, confrontiamo il tasso (specifico per 100.000) di dimissioni ospedaliere relative ad abuso o dipendenza di sostanze psicoattive tra gli uomini e le donne nel 2021. È possibile rilevare un’importante variabilità geografica. I tassi più elevati si registrano nelle regioni del Nord, mentre i tassi più bassi si presentano nel Sud, in particolare, la Campania, sia per gli uomini che per le donne.
Figura 1 Consumo di farmaci antidepressivi
Fonte: Rapporto Osservasalute 2022
Figura 2 Tasso (specifico per 100.000) di dimissioni ospedaliere per sostanze psicoattive (Uomini, 2021)
Fonte: Rapporto Osservasalute 2022
Figura 3 Tasso (specifico per 100.000) di dimissioni ospedaliere per sostanze psicoattive (Donne, 2021)
Fonte: Rapporto Osservasalute 2022
Nella Figura 4, valutiamo il tasso di mortalità per suicidio nella popolazione con età compresa tra 15 e 18 anni. L’analisi regionale mostra ancora una volta una chiara differenziazione geografica con risultati più elevati nelle regioni del Nord. In particolare, le regioni con più alto tasso di mortalità per suicidio sono Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Liguria, mentre le regioni con più basso tasso di mortalità per suicidio sono Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Figura 4 Tasso (specifico per 100.000) di mortalità per suicidio
Fonte: Rapporto Osservasalute 2022
Per poter individuare un’opportuna chiave interpretativa nei dati esposti, di solito gli economisti considerano il reddito reale. Si dice che ‘il tempo è denaro’, ma il tempo è molto più del denaro. Anche se non abbiamo denaro, abbiamo il tempo (Coote, Harper e Stirling, 2020). Occupare il tempo attribuisce un livello di soddisfazione non necessariamente connesso con l’aspetto economico del denaro. Nelle sezioni successive, ci occuperemo della trasformazione sociale che il sistema capitalistico e la globalizzazione hanno consegnato alle persone. Vedremo che ci sono trasformazioni strutturali in ambito di matrimonio, figli, e partecipazione alla comunità religiosa. Tali trasformazioni possono essere ritenute validi strumenti per esplorare il disagio psichico che abbiamo evidenziato.
2.1 Fattori economici e sociali: Matrimonio
Il matrimonio rappresenta un obiettivo per chi desidera vivere con una donna e avere figli: consente intimità, appagamento e soddisfazione per figli e nipoti (Case e Deaton, 2021). Negli ultimi 10 anni, l’istituto del matrimonio ha attraversato una crisi, a causa della difficoltà di trovare un posto di lavoro di qualità, per la riduzione dei salari medi e per la maggior partecipazione della donna al mercato del lavoro e quindi rinviano la scelta per il matrimonio e la famiglia.
La Figura 5 mostra una sistematica riduzione dei matrimoni dal 2010 al 2020 in tutte le regioni italiane, registrando un crollo in occasione della situazione epidemiologica da COVID-19. In seguito, si ha avuto un incremento nel numero ma in linea con il trend decrescente pre-epidemia. L’analisi regionale evidenzia un calo differenziato del numero di matrimoni. Le regioni meridionali della Campania, Puglia, Calabria e Sicilia registrano comunque un valore medio maggiore rispetto alle regioni settentrionali.
Figura 5 Distribuzione regionale di matrimoni
Fonte dei dati: Istat, 2021 (http://dati.istat.it/Index.aspx)
2.2 Fattori economici e sociali: Fecondità
In passato, il matrimonio era strettamente collegato con la scelta di procreare. Oggi, la procreazione al di fuori del matrimonio sta divenendo un fatto comune (McLanahan, 2004). Comunque, analizzando la Figura 6, assistiamo ad un calo del tasso di fecondità e ad un aumento dell’età del padre e della madre al primo parto negli ultimi 10 anni nelle regioni italiane. Se consideriamo la differenziazione geografica, alcune regioni meridionali (Campania e Sicilia) e il Trentino Alto-Adige mostrano il tasso di fecondità più alto e l’età del padre e della madre al primo parto più bassi.
Figura 6 Indicatori di fecondità
2.3 Fattori economici e sociali: Partecipazione religiosa
La religione rappresenta un aspetto importante della vita: molte persone sono più generose, dichiarano di essere più felici e hanno meno probabilità di fumare e fare uso di sostanze stupefacenti se appartengono a comunità religiose (Case e Deaton, 2021; Putman e Campbell, 2010). Sulla base dei dati Istat del 2022, è stato raggiunto il minimo storico con il 18.8% delle persone che vanno almeno una volta settimana a messa. Si tratta di 1 persona su 5. La situazione peggiora se consideriamo il rapporto delle giovani generazioni con la comunità religiosa. Al riguardo, si propone l’ipotesi della secolarizzazione: quando i redditi aumentano, il livello di istruzione si diffonde, di solito lo stato svolge le funzioni una volta assunte dalla chiesa e le persone tendono ad allontanarsi dalla comunità religiosa. Nella Figura 7, osserviamo la partecipazione religiosa nel tempo e per regioni e rileviamo una sistematica riduzione negli ultimi anni. Valutando la percentuale di partecipazione religiosa tra le regioni italiane, l’analisi regionale mostra ancora una volta una chiara differenziazione geografica con risultati più bassi nelle regioni del Nord. In particolare, le regioni con più alta partecipazione religiosa sono Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Figura 7 Partecipazione religiosa (in %)
Fonte: Istat, 2021
3. Teoria economica
Secondo Scitovsky (2007), vi sono due beni per incrementare il piacere o benessere: i beni difensivi, che servono a ridurre un disagio e i beni di stimolo, che sono scelti per il piacere che creano (Hawtrey, 1926). Nel primo caso, facciamo riferimento ad attività di comfort, utili a soddisfare piaceri momentanei, nel secondo caso ad attività stimolanti e creative, che sono piacevoli perché generano novità e cambiamento. Per poter beneficiare delle attività stimolanti, occorre la fase di investimento virtuoso in quelle abilità idonee a poterle utilizzare. Il progresso tecnologico ha privilegiato le attività di comfort che producono abitudine e assuefazione (basate sul risparmio di sforzo e di economia di tempo), spiazzando la ricerca delle attività stimolanti (Becchetti e Lubicz, 2023).
Come dimostrato analiticamente in Pugno (2016), può prevalere il sentiero di comfort al benessere, se l’individuo non trova interessante l’attività creatrice perché si considera incapace di realizzarla, così preferisce di investire in istruzione per guadagnare più reddito e consumare più beni di comfort. Allo stesso tempo, il sentiero dell’attività creatrice al benessere può prevalere, se l’individuo la trova interessante sulla base delle proprie competenze acquisite.
Naturalmente, nel secondo caso, occorre tempo per raggiungere un livello di competenza adeguata e fruire dei benefici dalle attività creatrici ma esse assicurano un livello di benessere stabile nel tempo. In linea con i principi di Scitosvky, possiamo testare nella prossima sezione la seguente ipotesi di ricerca:
Quando diminuisce il tempo dedicato ad attività creatrici, il livello di soddisfazione degli individui diminuisce e quindi anche il loro potenziale in termini di produttività.
4. Analisi empirica dei dati
Nella Tabella 1, mostriamo le statistiche descrittive delle variabili del nostro campione. Considerando i dati delle regioni italiane nel periodo 2011-2021, stimiamo un modello panel ad effetto fissi:
La variabile dipendente è il consumo di famaci antidepressivi a tempo t (t = 2011, …2021) della regione i = 1,….20, rappresentato dalla dose media di un farmaco assunta giornalmente da un paziente adulto (Defined Daily Dose), che misura il livello di benessere degli individui. Le variabili esplicative utilizzate nel modello stimato si riferiscono all’età media della madre al primo parto, il numero di matrimoni e la partecipazione religiosa.
I risultati delle stime per il campione completo relativo a tutte le regioni mostrano solo una correlazione negativa tra la partecipazione religiosa e l’uso dei farmaci antidepressivi. Quando procediamo ad un’analisi di robustezza e consideriamo solo le regioni meridionali, otteniamo la correlazione negativa anche con la scelta del matrimonio e quella relativa alla procreazione, sostenendo la tesi teorica del precedente paragrafo.
Tabella 1 Statistiche descrittive
Tabella 2 Risultati
5. Discussione dei risultati e politiche
Le innovazioni sviluppate nel tempo hanno consentito il passaggio dalla povertà a condizioni economiche più favorevoli: i consumi sono aumentati e il reddito è stato distribuito in maniera più equa. Purtroppo, è aumentata l’ansia dei lavoratori nei paesi sviluppati. Infatti, gli individui nei paesi sviluppati hanno paura di perdere l’occupazione (Case e Deaton, 2021). Inoltre, i sindacati si sono indeboliti e di conseguenza i salari non sono cresciuti adeguatamente rispetto all’inflazione. Possiamo osservare delle trasformazioni culturali e sociali importanti, che hanno un impatto sul livello di benessere degli individui e quindi sulla loro produttività, data la relazione significativamente importante trovata in letteratura.
In particolare, abbiamo analizzato il trend demografico, valutando il decrescente tasso di fecondità e l’aumentata età media del padre e della madre al primo parto. Tale calo demografico e un forte grado di incertezza sul mercato del lavoro impoveriscono ancora più la base produttiva del paese. Inoltre, sono calati i matrimoni e si è ridotta la partecipazione religiosa ad iniziative culturali. Questi fattori incidono notevolmente sul livello di benessere degli individui. Per valutare il livello di disagio, abbiamo considerato diversi fattori: il consumo di farmaci antidepressivi, il consumo di sostanze psicoattive o stupefacenti e il numero di suicidi a livello regionale.
L’analisi grafica e statistica evidenziano una correlazione tra la diminuzione delle attività che procurano una gioia più duratura nel tempo (matrimonio, procreazione e partecipazione a comunità religiosa) e il disagio psichico e quindi il benessere. Occorre, quindi agire valorizzando le azioni che contribuiscono maggiormente al livello di benessere. In tale senso, sembra opportuno sostenere la formazione continua in modo da consentire di apprezzare dei beni culturali. Allo stesso modo, occorre privilegiare le importanti esperienze di vita, che arricchiscono l’aspetto culturale dell’individuo: volontariato, attività sportiva o religiosa. In linea con queste idee, potrebbe essere opportuna una rimodulazione dell’orario di lavoro. In Italia, ad esempio, i dati rappresentano un totale di ore di lavoro in Italia maggiore della media europea. Esistono esperienze di più brevi settimane di lavoro, basate su 4 giorni (come in Inghilterra e Australia). La tesi applicata è che tale rimodulazione del tempo di lavoro incida in maniera positiva sul benessere dei lavoratori e quindi sulla loro produttività (Coote, Harper e Stirling, 2020). Infatti, questa trasformazione strutturale consentirà a uomini e donne di condividere il lavoro retribuito e non retribuito in modo più equo e contribuirà a salvare posti di lavoro, oltre che crearne di nuovi. Inoltre, tale strategia potrebbe essere un utile strumento contro lo stress e le malattie causate dal lavoro e a favore dell’ambiente (Coote, Harper e Stirling, 2020). Occorre anche una politica più sensibile ai giovani e alle donne, per conciliare meglio le opportunità proposte dal mercato del lavoro e le scelte riguardanti il matrimonio e la procreazione.
Comunque, l’analisi svolta in questo lavoro necessita di ulteriori sviluppi per interpretare in maniera dettagliata i risultati. In particolare, occorre comprendere meglio le disuguaglianze che guidano la diversa localizzazione degli effetti a livello regionale, evidenziandone i fattori principali in maniera da individuare le politiche più utili a supportare il processo di benessere, fondamentale per la produttività e quindi per la crescita economica.
Bibliografia
- Amerio, A., Lugo, A., Stival, C., Fanucchi, T., Gorini, G., Pacifici, R., Odone, A., Serafini, G., Gallus, S. (2021). COVID-19 lockdown impact on mental health in a large representative sample of Italian adults. Journal of Affective Disorders, 292, 398-404, https://doi.org/10.1016/j.jad.2021.05.117
- Becchetti, L., Lubicz, C. (2023). Scitovsky Was Right…And There is More: Comfort Goods, Stimulus Goods, Education and Subjective Wellbeing. CEIS Working Paper N. 565. https://ssrn.com/abstract=4527051
- Bellet, C. S., De Neve, J. E., Ward, G. (2023). Does Employee Happiness Have an Impact on Productivity? Management Science, 0,0, https://doi.org/10.1287/mnsc.2023.4766
- Case e Deaton (2021). Morti per disperazione e il futuro del capitalismo. Il Mulino.
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- Hawtrey, R. G. (1926). The Economic Problem. Longmans, Green and Co., London.
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- Oswald, A. J., Proto, E., Sgroi, D. (2015). Happiness and Productivity. Journal of Labor Economics, 33, 4, https://doi.org/10.1086/681096
- Pugno, M. (2016). On the Foundations of Happiness in Economics – Reinterpreting Tibor Scitovsky – Routledge.
- Rapporto Osservasalute (2022). https://osservatoriosullasalute.it/wp-content/uploads/2023/06/ro-2022-mentale.pdf
- Scitovsky, T. (2007). L’economia senza gioia. Citta Nuova Editrice.
- World Health Organization (2020). Mental health action plan 2013-2020. https://www.who.int/multi-media/details/mental-health-action-plan-2013-2020