La mappatura IFEL dell’universo dei comuni italiani
La pubblicazione IFEL “I Comuni italiani 2020 – Numeri in tasca” illustra le principali caratteristiche territoriali, istituzionali, economico-finanziarie e socio-demografiche dei comuni italiani, utilizzando come fonti primarie i dati ufficiali più recenti e disponibili a livello di singolo comune.
L’obiettivo è quello di fornire un agile strumento di lavoro a quanti – politici, amministratori, studiosi dei fenomeni territoriali – si interrogano sui caratteri ed i cambiamenti in atto nel mondo eterogeneo dei comuni. Un mondo in continua evoluzione che rappresenta saldamente l’elemento unificatore in cui gli italiani si trovano, il luogo dove vivono la propria quotidianità, l’istituzione più vicina alla quale si rivolgono per avere una risposta ai bisogni, alle difficoltà, alla voglia di partecipazione.
Nel presente articolo si illustrano le principali evidenze del volume con alcuni accenni alle caratteristiche specifiche dei comuni della Calabria.
Istituzioni e società
A novembre 2019 sono 7.914 i comuni italiani, dei quali oltre un terzo è concentrato in Lombardia (19%) e in Piemonte (quasi il 15%), uniche regioni dove il numero dei comuni supera i mille enti.
Sul versante opposto troviamo la Valle d’Aosta, l’Umbria, il Molise e la Basilicata che tutte insieme racchiudono poco più del 5% del totale delle amministrazioni comunali.
In Italia i piccoli comuni, ossia quelli con una popolazione legale censita da Istat inferiore ai 5.000 abitanti, sono numerosissimi: si tratta di 5.500 comuni, il 69,5% degli enti totali. All’interno delle varie regioni, la proporzione dei piccoli comuni risulta essere particolarmente elevata in Valle d’Aosta (99%), Molise (92%), Piemonte (89%), Trentino-Alto Adige (88%) e in Sardegna (83%). Valori decisamente più bassi si registrano in Emilia-Romagna (41%), Toscana (44%) e Puglia (33%).
I 404 comuni della Calabria rappresentano il 5,1% del totale dei comuni italiani e di essi 322 comuni, ossia il 79,7% del totale regionale, contano fino a 5.000 residenti. Questa proporzione è maggiore di circa 10 punti percentuali rispetto all’incidenza di piccoli comuni a livello nazionale.
Sono “piccoli” i comuni con una popolazione legale (Censimento Istat 2011) pari o inferiore alle 5.000 unità.
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Istat, 2019
Economia e finanza locale
Nel 2018 a livello nazionale Infocamere registra un tasso di incremento delle imprese[1] positivo e pari allo 0,2%, con un tasso di natalità pari al 6,8% ed un tasso di mortalità delle imprese del 6,6%. Le imprese all’interno del territorio calabrese hanno registrato un incremento superiore rispetto al tasso nazionale e cioè pari allo 0,7%, con un tasso di natalità delle imprese pari al 6,5% ed un tasso di mortalità del 5,8%.
Riguardo alla struttura produttiva italiana si rileva che il 60% dei comuni è specializzato nel settore primario, il 30% nel secondario e il 10% nel terziario. Tali proporzioni cambiano se si considerano i comuni della Calabria: tra i comuni della regione vi è una forte connotazione agricola rispetto ad altre realtà regionali con una maggiore specializzazione industriale. Difatti, circa il 73% dei comuni è specializzato nel settore primario, solo il 12,6% nel settore secondario e il 14,6% nel settore terziario.
Guardando ai dati MEF sul reddito imponibile medio si registra in Italia uno scarto tra i valori 2007 e 2017 di circa 2.400 euro per contribuente, passando da 22,70mila euro nel 2007 ad un totale di 25,08mila euro nel 2017. Per i comuni della Calabria si passa dai 19,33mila euro del 2007 pro capite ai 20,73mila euro del 2017 con uno scarto pari a 1.400 euro per contribuente. Nel raffrontare il reddito imponibile medio nazionale con quelli regionali risulta evidente come le regioni del Mezzogiorno e del Centro (ad esclusione del Lazio) fatichino a mantenere livelli simili a quelli registrati nelle regioni del Nord Italia. Si passa dai 28,10mila euro pro capite della Lombardia, di circa 3mila euro al di sopra della media nazionale, ai 20,73mila euro della Calabria, dato più basso di 4.350 euro per contribuente rispetto alla media Italia.
Per ciò che concerne i dati di finanza locale di fonte Ministero dell’Interno e BDAP, si analizzano nel presente articolo soltanto i dati riguardanti la spesa dei comuni che, nel 2018, a livello nazionale, si è attestata poco sopra ai 1.080 euro pro capite, di cui 908 euro per la parte corrente, 155 euro di investimenti e 21 euro per le spese residuali in conto capitale. Per i comuni della Calabria il valore della spesa totale è pari a c.ca 1.033 euro, perfettamente allineata alla media nazionale, con valori della spesa corrente pari a 818 euro pro capite e 215 euro pro capite per la spesa in conto capitale, di cui 173 euro pro capite rappresentano gli investimenti, ossia 19 euro in più rispetto alla media delle risorse destinate agli investimenti da parte dei comuni italiani.
Territorio e ambiente
I comuni montani in Italia sono il 43%. Tale proporzione varia ampiamente tra le regioni, passando dal 100% dei comuni montani della Valle d’Aosta, al 10% della Puglia. Il 53,5% dei comuni della Calabria è montano.
Secondo i dati della Protezione Civile, a livello nazionale circa due terzi dei comuni (il 63%) ha un grado di sismicità basso o molto basso, il 28,1% si caratterizza per un livello medio di sismicità e un 8,8% di comuni è a rischio elevato. A livello regionale la percentuale più elevata di comuni esposti ad un rischio elevato di sismicità si rileva proprio in Calabria (64%): tale incidenza, che mostra la fragilità del territorio, è circa il doppio del dato registrato dalla Basilicata, ossia la seconda regione per quota di comuni (34%) con un alto rischio sismico.
Elaborando gli ultimi dati del Bollettino GSE aggiornato al 31.12.2018, si scopre che ancora solo il 27% dei comuni ha impianti alimentati a fonti rinnovabili. Tale incidenza cresce fino a circa il 50% in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna (rispettivamente con il 51%, il 49% ed il 47% dei comuni interessati dal fenomeno). In Calabria tale percentuale si attesta al 14%, mostrando come i comuni della regione fatichino ancora ad avviare la transizione verso forme di energia sostenibile.
Considerando invece la diffusione degli impianti a fonti rinnovabili le maggiori concentrazioni si registrano in Lombardia (17% del totale), Piemonte (13%) e Trentino-Alto Adige (11%). In Calabria il numero di impianti rappresenta il 2,4% del totale a livello nazionale.
* Le opinioni espresse hanno carattere personale e non impegnano in alcun modo la responsabilità dell’Istituto di appartenenza, IFEL.
** Ha contribuito alla realizzazione di questo contributo Donato Lacetra, attualmente stagista presso IFEL.
[1] Il tasso di incremento delle imprese è uguale alla differenza tra imprese iscritte e cessate ogni 100 attive.