I comuni italiani a distanza ravvicinata. In Italia ci sono 7900 comuni. Nonostante negli ultimi dieci anni siano diminuiti di circa 200 unità, sono ancora troppi. Troppi e troppo piccoli per sopravvivere e offrire servizi alla collettività. Sono anche vicini tra loro: in un numero elevato di casi, la distanza tra i centri abitati è irrisoria: 1,34 milioni di italiani vivono in micro comuni distanti tra loro meno di 2,5 chilometri. Dimensione e prossimità geografica sono due importanti elementi da considerare per affrontare in via conclusiva il radicatissimo municipalismo che caratterizza l’architettura istituzionale del nostro paese.
I dati. Le coppie di comuni analizzate in questa nota sono estratte dalle matrici delle distanze calcolate dall’ISTAT inserendo il filtro di una distanza massima di 2,5 km tra comuni appartenenti alla stessa provincia. Questa limitazione è puramente soggettiva e risponde all’esigenza di capire la frequenza dei comuni italiani “altamente vicini”: si tratta di coppie di comuni rispetto ai quali qualsiasi strategia di governo del territorio gode del beneficio di interessare aree geografiche ad elevata concentrazione spaziale dei centri urbani.
Comuni a distanza ravvicinata. L’analisi dei dati mostra che in Italia ci sono 522 coppie di comuni i cui centri abitati sono distanti al massimo 2,5 chilometri.[1] In 9 casi, questa distanza è inferiore ad un 1 chilometro.[2] Esistono, inoltre, ben 75 coppie di comuni distanti tra 1 e 1,5 chilometri. Su base regionale, la maggiore frequenza di comuni ad elevata prossimità si registra in Lombardia, con ben 211 casi (equivalenti al 40,4% del totale nazionale), seguita dal Piemonte (144 coppie, pari al 27,6%). In questa classifica, le altre regioni sono molto staccate dalle prime due. Infatti, in Trentino Alto Adige le coppie di comuni molto vicini sono 27, in Sardegna e in Campania sono 26 e in Calabria sono 21. All’estremo opposto, in Basilicata, Toscana e in Molise si ha solo 1 coppia, mentre in Emilia Romagna il caso ricorre due volte. L’Umbria è l’unica regione in cui questo fenomeno è assente (figura 1) (scarica l’elenco dei comuni).
Vicini e spopolati. Oltre a condividere la prossimità geografica, i singoli comuni che formano queste coppie sono legati da un ulteriore elemento: si tratta di comuni molto piccoli in termini di popolazione residente. Gli 824 comuni selezionati hanno una popolazione inferiore a 5000 abitanti (in totale, la popolazione di questi comuni è di 1,34 milioni di persone, corrispondenti a circa il 2,25% degli italiani). In quattro casi (Rosazza, Canosio, Marmora e Cervatto) i residenti sono meno di 100. Altri 22 comuni hanno una popolazione compresa tra 100 e 200 residenti.[3] I comuni con meno di 500 residenti sono 132, quelli con una popolazione compresa tra 500 e 1000 abitanti sono 194. All’estremo opposto, in 46 comuni la popolazione è compresa tra 4000 e 4915, che è il valore massimo che si registra a Casnate con Bernate (figura 2).
La figura 3 mostra la distribuzione della popolazione dei singoli comuni e delle coppie di comuni vicini. Sebbene la distribuzione della popolazione delle coppie di comuni sia (ovviamente) traslata a destra, si nota che molte coppie sono formate da nano comuni e, quindi, la loro dimensione rimane molto piccola: la “coppia” di comuni Canosi – Marmora (Cuneo) ha 156 abitanti, in 14 casi la popolazione è compresa tra 200 e 500 abitanti e altre 51 coppie di comuni hanno una popolazione che varia tra 500 e 1000 residenti. L’esercizio di aggregazione interessa anche comuni relativamente più grandi: in 11 casi la popolazione finale della coppia è maggiore di 8000 abitanti (il massimo, 9401 abitanti, si osserva nel caso di Carvico e Villa d’Adda in provincia di Bergamo).
Sintesi. Questa nota presenta una mappatura del fenomeno della concentrazione spaziale dei comuni italiani, selezionando come caso-studio i centri abitati che sono molto vicini tra loro. I comuni selezionati sono 824 in cui vivono 1,34 milioni di italiani. Essi formano 522 coppie di comuni ad elevata prossimità geografica, ma numerosissimi sono anche i casi in cui ad essere estremamente vicini sono più di due comuni. Il fenomeno interessa tutto il paese, ma non in modo uniforme: in Lombardia e in Piemonte si concentra il 68% dei casi totali.
Questo esercizio indica che la vicinanza territoriale può essere considerata un’opportunità da cogliere in sede di adozione di nuovi modelli di governance del territorio. Infatti, nei casi rilevati non esiste l’onere di ridurre le distanze attraverso la creazione di nuove infrastrutture fisiche: i tempi di percorrenza da un luogo all’altro sono già molto bassi. È, quindi, indubbio l’interesse collettivo di promuovere le fusioni dei nano comuni che sono tra loro vicini. Qual è il senso di mantenere frastagliata l’organizzazione delle amministrazioni comunali, quando lo spazio relazionale tra due o più comunità fa leva sulla prossimità geografica e, quindi, anche su quella sociale, economica e culturale?
[1] Il metodo di misurazione della distanza utilizzato dall’ISTAT e il criterio di estrazione dei dati sbilancia l’analisi a favore dei casi in cui i centri abitati sono poco estesi e sono prossimi al confine amministrativo del comune. Pertanto, non sono rilevati i casi di prossimità tra i centri urbani di grande dimensione e che registrano una distanza dai confini amministrativi maggiore di 2,5 km. Non si rilevano anche i casi in cui i centri urbani e, quindi, il punto di rilevazione della distanza (la sede municipio) sono relativamente distanti dal confine amministrativo del comune. L’esercizio sottostima, chiaramente, la concentrazione spaziale dei comuni italiani.
[2] Si tratta delle seguenti coppie di comuni: Brognaturo-Spadola, Moggio-Cassina Valsassina, Salza Irpina-Sorbo Serpico, Caraffa del Bianco-Sant’Agata del Bianco, Muzzano-Graglia Piemonte, Torre Canavese-Bairo, Suello-Cesana Brianza, Cuveglio-Cuvio e Castelbellino-Monte Roberto.
[3] Tonengo, Piode, Germagno, Peglio, Castelletto Molina, Quaranti, Tadasuni, Averara, Sale San Giovanni, Oliva Gessi, Berzano di Tortona, Boroneddu, Volpeglino, Bidonì, Pila, Volpara, Bard, Massimeno, Olivola, Soddì, Collobiano e Mollia