Questa nota ha come principale obiettivo quello di fornire una sintesi dei dati sulla disoccupazione nelle regioni europee, finalizzando la discussione sulla Calabria. L’occasione di affrontare nuovamente questo tema è legata all’aggiornamento al 2017 dei dati europei sui tassi di disoccupazione regionale, pubblicati di recente dall’Eurostat.
Nel 2017 il tasso medio di disoccupazione nell’UE-28 è stato pari al 7,6%. Su base regionale, i più bassi tassi di disoccupazione sono concentrati nella Repubblica ceca, in Germania, Ungheria, Austria, Polonia e Regno Unito. Al contrario, valori elevati di disoccupazione si hanno nell’Europa meridionale, in particolare in Grecia, nelle regioni meridionali dell’Italia e della Spagna. La distribuzione della disoccupazione regionale è molto eterogenea nell’UE, in quanto tassi inferiori (superiori) alla media UE si osservano in 179 (94) regioni europee. Nel 2017 il valore minimo (1,7%) del tasso di disoccupazione regionale è stato registrato nella regione della capitale ceca, Praga, dove meno di 2 persone su 100 sono senza lavoro. Il valore massimo (29,1%) si registra nella regione Dytiki Makedonia, in Grecia.
La coesistenza tra regioni ad alta e regioni a bassa disoccupazione. Le regioni con tassi di disoccupazione che variano dal 2,0 al 2,5% sono 13: la maggior parte (otto regioni, di cui ben 5 concentrate nell’area di Bayern) è in Germania, cui seguono due regioni della Repubblica ceca, due dell’Ungheria e una regione del Regno Unito. All’estremo opposto, i più alti tassi regionali di disoccupazione si hanno in quattro cluster dell’UE meridionale: tutte le 13 regioni della Grecia; otto regioni prevalentemente localizzate a sud della Spagna; le cinque regioni francesi d’oltremare; e quattro regioni nel sud Italia (Calabria, Sicilia, Campania e Puglia). In altre cinque regioni, più di un quarto della forza lavoro è disoccupata: tre di queste sono spagnole – Estremadura, Andalusia e la regione oltremare di Ciudad Autónoma de Melilla; un’ulteriore regione greca – Dytiki Ellada – e una regione francese d’oltremare – Mayotte.
Le differenze all’interno dei paesi. Nel 2017, l’Italia e il Belgio sono i paesi che mostrano la più elevata eterogeneità del tasso di disoccupazione regionale. In Belgio, si passa dal picco del 14,9% registrato nella regione di Bruxelles Capitale al 3,2 % registrato nella Provincia delle Fiandre occidentali. In Italia, persiste il divario tra nord e sud, con tassi di disoccupazione che variano dal 3,1% osservato nella Provincia Autonoma di Bolzano al 21,6% della Calabria. Il tasso di disoccupazione calabrese è sette volte maggiore di quello osservato a Bolzano e quasi 13 volte maggiore di quello (1,7%) di Praha. Ragguardevole è il ritardo della Calabria anche quando si considerano tutte le regioni dell’UE: in Calabria il tasso di disoccupazione è pari al triplo della media europea.
Le differenze all’interno della Calabria. La figura 1 riporta i valori della disoccupazione della Calabria considerando tre anni (2007, 2016 e 2017) e due fasce di età della forza lavoro (15-24 e più di 24 anni). Nel 2017 la disoccupazione regionale è diminuita dell’1,6% rispetto al 2016, sebbene sia ancora 10,5 punti percentuali più elevata di quella osservata nel 2007. Considerando la fascia di popolazione over 25, si registra una riduzione del tasso di disoccupazione dell’1,3% rispetto al 2016 (da 20,6 % a 19,3%). La variazione annua regionale è più intensa di quella registrata a livello europeo (-0,8%). È evidente come la disoccupazione riguardi la componente più giovane della forza lavoro: nel 2017 su 10 giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, 5,5 erano disoccupati. Si tratta di un tasso di disoccupazione che è aumentato di ben 25 punti percentuali nel periodo 2007-2017. Nel biennio 2016-2017 si registra, comunque, una riduzione di 3 punti percentuali, più intensa rispetto alla variazione media a livello europeo cha si è attestata a -1,9%.
La Calabria, infine, è tra le 10 regioni europee con il tasso di NEET (giovani tra i 18-24 anni che non sono in percorsi di studio, tirocinio o lavoro) più elevate con un tasso pari al 27,8%, insieme a Sicilia (30,9%), Campania (30,6%) e Puglia (27,7%), le regioni greche di Voreio Aigaio, Peloponneso, Ionia Nisia e Sterea Ellada, Guyane e La Réunion (entrambe le regioni francesi d’oltremare); e la regione spagnola di Ciudad Autónoma de Melilla.
La persistenza di preoccupanti fenomeni all’interno del mercato del lavoro calabrese – che ha registrato negli ultimi 10 anni un raddoppio del tasso di disoccupazione, nonostante i timidi segnali di miglioramento dell’ultimo anno – dovrebbe indirizzare l’azione dei policy maker e del mondo delle imprese verso interventi a sostegno dell’occupazione, con tempistiche utili ad evitare ulteriori distorsioni socialmente insostenibili.
In altre parole, non esiste dubbio alcuno che la priorità regionale e nazionale debba essere quella di creare in Calabria opportunità di lavoro stabile e qualificato. La Calabria chiede di essere “normale”.