All’illustrissimo ……….. nel Regno di Napoli viceré
Dalle carceri di Vicaria, oggi a 10 di luglio 1613
Il “Breve trattato delle cause che possono fare abbondare li Regni d’oro e argento dove non sono miniere con applicazione al Regno di Napoli” di Antonio Serra sembra esser rimasto nell’oblio per 167 anni. Fortunatamente, una delle poche copie ancora disponibili fu letta da Alessandro Galiani che nel 1780, nella seconda edizione del suo famoso trattato “Della moneta” espresse una valutazione fortemente lusinghiera sull’analisi di Antonio Serra: “…Chiunque leggerà questo trattato resterà sicuramente sorpreso ed ammirato in vedere quanto in un secolo di totale ignoranza della scienza economica avesse il suo autore chiare e giuste le idee della materia di cui scrisse, e quanto sanamente giudicasse delle cause de’ nostri mali e de’ soli remedj efficaci …..… io non dubiterò di collocarlo nel grado del primo e più antico scrittore della scienza politico-economica, e di concedere alla Calabria … questo finora ignorato vanto d’esserne stata la produttrice …. Quest’uomo che io ardisco comparare al Melon de’ Francesi e … al Locke degli Inglesi, ma che li supera ambedue per aver vissuto tanto tempo prima … fu disprezzato mentre visse ed è rimasto dopo morto dimenticato in una col libro suo».” (Ferdinando Galiani,”Della moneta”, seconda edizione 1780).
Dopo questa valutazione fortemente positiva espressa da Galiani, il trattato di Antonio Serra fu ristampato più volte, anche in prestigiose collezioni, e attrasse l’attenzione di tanti economisti, sia in Italia sia all’estero. Nel 1954 Joseph Schumpeter riprese il giudizio di Galiani nella sua “storia dell’analisi economica”: “….. Antonio Serra fu il primo a comporre un trattato scientifico …. su principi di economia e politiche economiche …” (Joseph Schumpeter, History of Economic Analysis, 1954)
L’obiettivo principale del Breve trattato di Antonio Serra é capire perché la moneta (oro e argento) era scarsa nel Regno di Napoli, che pur aveva un surplus di prodotti agricoli che esportava ottenendo in cambio oro e argento, mentre abbondava nel Nord dell’Italia, e in particolare nella Repubblica di Venezia, che invece era costretta a importare grandi quantità di prodotti agricoli da pagare con oro e argento: “… avendo considerato più città d’Italia e alcune, ch’appareano dover abbondare aver penuria, e altre, ch’appareano dover aver penuria, abbondare di moneta, non essercitandosi in nissuna miniera d’oro o argento, e facendo riflessione in particolare nel nostro Regno, ritrovatolo in grandissima penuria, non obstante che di continuo le robbe sopra abbondanti, che in gran numero vi nascono, vadano fuora … ho cercato di investigare …… donde procedano gli effetti predetti ….” (A. Serra, “Breve trattato …., pagina 14 dell’edizione Rubbettino, Soveria Mannelli, 2013)
Antonio Serra persegue il suo obiettivo svolgendo un’analisi generale delle cause che possono fare abbondare un regno o una repubblica di oro e argento. In primo luogo Serra distingue fra cause “naturali” e “accidentali”: “Le cause per le quali li Regni possano abbondare d’oro e argento …… se divideno in due spezie, cioè naturale e accidentale. La naturale é di una sola maniera, cioè quando nelli Regni vi sono miniere d’oro e argento ….. Della quale non intendo trattare, per non esservi detta causa nel nostro Regno, né meno in tutta Italia …. fuorché in Saravez dal granduca di Toscana…” (ibid., pag. 27)
Delle cause naturali (presenza di miniere di oro e argento) Serra non si occupa, e passa a esaminare le cause “accidentali”, che distingue in accidenti “propri” e accidenti “comuni” . La presenza di accidenti “propri” dipende da fattori naturali non influenzabili dall’opera dell’uomo; gli accidenti “comuni” dipendono dagli uomini e possono quindi essere in linea di principio introdotti in qualsiasi stato: “Le cause accidentali si subdivideno, chè alcune si diranno di “accidenti propri” e alcune d’ “accidenti comuni”. D’accidenti propri si diranno , quando a quel Regno solo e non agli altri accascano o possono accascare; di communi, quando a tutti Regni …. accascano o possano accascare. (ibid., pag. 28)
Serra individua due tipologie di accidenti “propri”: la “robba”, vale a dire la disponibilità di terreno fertile che consente una produzione abbondante di prodotti agricoli, e il “sito”, vale a dire la collocazione geografica rispetto agli altri paesi che può influenzare il traffico grande di negozi “commercio di transito”: “… L’accidenti propri, che possono fare abbondare un regno d’oro e argento, doi sono li principali: la superabbondanza delle robbe …. che portandosi dette robbe nei paesi dove mancano, o venendosi da detti paesi … a comprarle, di necessità bisogna portarvi oro e argento. E questo accidente si dirà “proprio” perché non ogni regno lo ha o può avere, ed è più nel nostro Regno che in qualsivoglia altra parte d’Italia.. . … L’altro accidente proprio sarà il sito, a rispetto d’altri regni e altre parti del mondo…. per essere occasione potente e quasi causa del traffico grande di un regno ….a rispetto dell’altre parti del mondo …. E in questo tiene in primo loco la città di Venezia, non solo a rispetto dell’Italia, ma a rispetto dell’Asia ed Europa; come all’incontro il Regno è più d’ogni altra parte privo di questo accidente” (ibid. pag. 28)
Gli accidenti “comuni” che possono fare abbondare uno Stato di oro e argento sono quattro: la quantità di “artifici“, vale a dire le attività artigianali e manifatturiere, la “qualità de genti“, vale a dire l’intraprendenza, la cultura, le abilità delle persone (il “capitale umano” in un’accezione moderna), il “traffico grande de negozi” (il commercio “di transito” potremmo forse dire oggi), e la “provisione di quel che governa“, vale a dire la capacità del Governo di perseguire il bene pubblico: “… Gli accidenti comuni si divideno in quattro spezie principali, cioè quantità d’artifici, qualità de genti, traffico grande de negozi e provisione di quel che governa. (ibid., pag. 29). L’accidente comune più importante per Antonio Serra è la quantità di “artifici”: “… La quantità dell’artifici farà abbondare un regno …. di denaro, quando in quelli si essercitano più e diversi artefici necessari o commodi o dilettevoli all’uso umano in quantità grande, che soprabbondi al bisogno del paese; quale accidente deve essere non solo posto il primo delli communi, ma per più respetti preferito all’accidente proprio della robba sovverchia”. (ibid., pag. 29)
La causa prima della povertà del Regno di Napoli é per Antonio Serra proprio la mancanza di artifici: “… cosa chiara é che in Regno non vi è artificio di lana per panni fini e il vestire vien da fuora …… Oltre di questo, il Regno tiene di bisogno di tutte cose di speziarie …. come sono reubarbaro, e altre semplici, e d’alcune cose composte …. Così ancora tutte cose aromatiche come pepe, cannella, noci moscate, zenzero, …e infinite altre ….. …… E si ha da considerare ancora che tutte robbe di drogheria, tanto artificiali quanto naturali, tutte vengono da fuora …. per essere … il Regno poverissimo d’artifici, … Di più tiene bisogno di tutti i libri per tutte scienze e arti … E così ancora da fuora vengono tutte le tele … e così tutte l’armi … E se si volesse discorrere sopra tutte le cose che vengono, in Regno da fuora, e in particolare d’artifici, bisognaria un libro…”(ibid., pagg. 50-53). La “causa agente” degli altri “accidenti comuni” che possono fare abbondare uno Stato d’oro e argento é per Antonio Serra la “provisione di quel che governa“: “la provisione di chi governa è come causa agente che move, può causare e conserva gli altri accidenti .. E così la provisione di coloro che governano mantiene e regge in loro bene essere questi accidenti, togliendo l’impedimenti che per l’occasione possono succedere .. col somministrare loro ogni commodità .” (ibid pagg. 45- 46)
Soltanto stimolando l’introduzione degli “accidenti Comuni”, e in particolare sostituendo con la produzione interna le importazioni dei manufatti, è possibile per Antonio Serra far sì che si abbia abbondanza di oro e argento nel Regno di Napoli: «… circa l’espediente contra il retratto delle robbe che bisognano da fuora, pare impossibile, poichè bisogna in ogni conto pagare la robba a chi la vuole. Ma, si bene questo è impossibile rispetto alle robbe naturali e necessarie, per l’artificiali non è così, e ancora per l’equipollente si può reparare alle naturali e necessarie; e non solo si può reparare con diversi modi e fare che non si causi l’effetto predetto della penuria, ma che operi il contrario, dico l’abbondanza…… Nè questo voglio tener celato, che il tutto si può fare introducendo gli accidenti communi che si possono introdurre in Regno, quali non solo sono possibili introdursi, ma si devono dire facili ….. … Quali introdotti, non solo si viene a mancar della penuria in tutto; ma …..pure vi si introdurria l’abbondanza, come l’esperienza dimostra con l’esempio di più di una città d’Italia» (ibid. pag. 129). Compito di chi governa è per Serra facilitare in ogni modo l’introduzione degli “artifici”: “… E, se ad alcuni paresse difficile l’introduzione di questi accidenti, l’intelletto di questi sarà di quelli che …… estimano impossibile ogni cosa che loro non conoscono..Nè a questo bisogneria che concorresse l’intenzione …d’alcuna …. parte di popolo … chè basta di farlo la provisione di quel che governa, quale … é come causa agente .. di tutti gli altri accidenti, e quelli può … causare, migliorare e mantenere ..togliendo ogni defetto e facilitandoli, removendo ogni cosa che possa ostare.” (ibid. pag. 130)
Il Regno di Napoli nel “breve trattato” di Antonio Serra e il Mezzogiorno oggi, ossia gli “artifici” nel Nord e nel Sud dell’Italia nel 1613 e nel 2016. La differenza fra il Nord e il Sud dell’Italia messa in evidenza da Antonio Serra nel 1613 permane tuttora: nel 2016 per ogni 1000 abitanti gli occupati nell’industria in senso stretto sono stati 111 nel Nord Est dell’Italia, 104 nel Nord Ovest, e soltanto 38 nel Mezzogiorno. Le esportazioni per abitante sono state nel 2016 11.600 euro nel Nord Est, 10.200 euro nel Nord Ovest, e soltanto 2.000 euro nel Mezzogiorno. (Banca d’Italia, Economia delle Regioni italiane nel 2016 (pagg. 30 e 18).
Il Regno di Napoli nel 1613 e il Mezzogiorno oggi: conseguenze della scarsità di artifici. Nel breve trattato di Antonio Serra, la carenza di artifici nel Regno di Napoli si rifletteva principalmente in poca moneta e molti debiti. Nel Mezzogiorno del 2016 la scarsità di artifici si riflette in una forte carenza di opportunità di lavoro e in una dipendenza patologica da trasferimenti dal Nord dell’Italia.
Il Mezzogiorno nel 2016: la carenza di opportunità di lavoro La differenza fra Nord e Sud dell’Italia dal punto di vista delle opportunità di lavoro è evidenziata dal tasso di disoccupazione, e, ancor di più, dal tasso di occupazione. Nel 2016 il tasso di disoccupazione è stato dell’8% nel Nord Ovest, meno del 7% nel Nord Est, e quasi il 20% nel Mezzogiorno. Il numero di occupati per ogni 100 persone in età da lavoro è stato 65 nel Nord Ovest, 66 nel Nord Est, e soltanto 43 nel Mezzogiorno.(Banca d’Italia, Economie regionali, luglio 2017, pag. 34)
Il Regno di Napoli nel 1613 e il Mezzogiorno nel 2017: giovani che né studiano né cercano lavoro Il Breve trattato di Antonio Serra evidenziava il contrasto fra la povertà del Regno di Napoli e la ricchezza della Repubblica di Venezia. Il Sole-24ore del 15 settembre 2017, commentando i dati riportati da Eurostat nel Regional Yearbook 2017, evidenzia l’enorme divario fra il Mezzogiorno e il Nord-Est dell’Italia dal punto di vista della percentuale di giovani fra i 18 e i 24 anni che né studiano né cercano lavoro. Una percentuale che è sostanzialmente uguale alla media dell’Unione europea nel Nord Est dell’Italia (16%), mentre è più che doppia nel Mezzogiorno (37%).
Il Mezzogiorno oggi: la dipendenza da trasferimenti dalle regioni del Nord dell’Italia Secondo le stime della Banca d’Italia (Economie regionali, dicembre 2016, pag. 82), i trasferimenti impliciti dal Centro Nord verso il Mezzogiorno (“residuo fiscale”) ammontano a circa 58 miliardi di euro all’anno, corrispondenti in media a circa 2.800 euro all’anno per abitante del Mezzogiorno (il 15,5% del PIL del Mezzogiorno). Per cercare di ridurre questi trasferimenti, in Lombardia e Veneto si terrà un referendum consultivo il 22 ottobre.