L’epidemia da Covid 19 ha pesantemente colpito l’economia e il mercato del lavoro. Per svolgere un’analisi accurata degli impatti bisogna partire da alcuni indicatori che descrivono l’andamento del mercato del lavoro e più nel dettaglio il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e il tasso di attività distinti per genere e nel biennio 2019-2020. Per meglio esplicitare la situazione appare opportuno costruire un indicatore di sintesi (utilizzando la metodologia del Benessere Equo e Sostenibile) che ne misuri i divari territoriali a livello occupazionale. I risultati mostrano che l’impatto negativo sul mercato del lavoro dell’epidemia da Covid 19 ha interessato tutte le regioni italiane, ma è stato più forte sui segmenti deboli del mercato del lavoro italiano: il mercato del lavoro meridionale e il mercato del lavoro femminile. Scarica PDF
1. Introduzione
L’epidemia da Covid 19 ha pesantemente colpito l’economia e il mercato del lavoro. Per svolgere un’analisi accurata degli impatti bisogna partire da alcuni indicatori che descrivono l’andamento del mercato del lavoro e più nel dettaglio il tasso di occupazione, il tasso di disoccupazione e il tasso di attività. Le Tabelle 1, 2, e 3 mettono in evidenza questi valori.
Analizzando i tre indicatori si possono verificare tre situazioni importanti:
- aumento della disoccupazione, aumento o stazionarietà dell’occupazione, aumento del tasso di attività;
- diminuzione della disoccupazione, diminuzione dell’occupazione, diminuzione del tasso di attività;
- diminuzione della disoccupazione, aumento dell’occupazione, aumento del tasso di attività.
Il caso “3” è quello ottimale, il caso “2” è lo scenario peggiore, il caso “1” rappresenta un caso molto positivo. Nel biennio 2019-2020 si è verificato il caso “2” cioè un peggioramento dei tre indicatori in tutte le regioni e in Italia con la sola esclusione di Friuli Venezia Giulia. In questo scenario non solo si perde occupazione, ma la diminuzione del tasso di attività genera l’effetto anomalo di una diminuzione della disoccupazione. Va evidenziato che in Italia i valori negativi degli indicatori sono più evidenziati per la componente femminile del mercato del lavoro.[1]
2. Metodologia ed elaborazione dati
Per meglio esplicitare la situazione precedentemente evidenziata appare opportuno costruire un indicatore di sintesi. L’approccio utilizzato prevede la costruzione di macroaree (pilastri) mediante l’aggregazione di indicatori elementari. Sia i pilastri sia gli indicatori elementari sono stati considerati non sostituibili.
I pilastri e gli indicatori utilizzati sono stati:
- OCCUPAZIONE – tasso di occupazione maschile e femminile – polarità positiva
- DISOCCUPAZIONE – tasso di disoccupazione maschile e femminile – polarità negativa
- ATTIVITA’ – tasso di attività maschile e femminile – polarità positiva
La polarità degli indicatori è il segno della relazione tra l’indicatore e il fenomeno da analizzare e deve essere stabilita in poco tempo pena l’inutilità dell’indicatore; inoltre gli indicatori che presentano polarità opposta rispetto al fenomeno oggetto di studio devono essere “rigirati” attraverso opportune trasformazioni matematiche applicate in fase di normalizzazione. Infatti, dal momento che in alcuni casi gli indicatori elementari presentavano polarità differenti, è stato necessario invertire di segno quelle negative mediante una trasformazione lineare.
La costruzione dell’indice sintetico finale ha comportato dapprima una selezione di un set di indicatori elementari in base a un modello di valutazione ad hoc centrato sulla sussistenza di requisiti di qualità (valori mancanti imputati con il metodo hot-deck e, ove non possibile, con il valore medio Italia).
Successivamente si è proceduto ad un’ulteriore selezione volta a rendere il set di indicatori più equilibrato e rispondente alla struttura del framework teorico e al calcolo di indici sintetici per macroaree (pilastri) facendo ricorso alla metodologia risultata più appropriata per ottenere indicazioni fruibili e analitiche sullo stato occupazionale delle regioni prima e durante il Covid-19.
Infine si è calcolato l’indicatore sintetico con il metodo di sintesi Adjusted Mazziotta-Pareto Index (AMPI) (Mazziotta e Pareto, 2016) che consiste nella standardizzazione min-max degli indicatori elementari e aggregazione con la media aritmetica penalizzata dalla variabilità «orizzontale» degli indicatori medesimi:
- 𝑀𝑟𝑖 e 𝑆𝑟𝑖: media aritmetica e scostamento quadratico medio dei valori normalizzati degli indicatori dell’unità i
- 𝑐𝑣𝑖= 𝑆𝑟𝑖 / 𝑀𝑟𝑖: coefficiente di variazione dei valori normalizzati degli indicatori dell’unità i.
Il fattore correttivo è funzione diretta del coefficiente di variazione dei valori normalizzati degli indicatori per ogni unità e, a parità di media aritmetica, consente di penalizzare le unità che presentano un maggiore squilibrio fra gli indicatori, spingendo verso il basso il valore dell’indice (più è alto il valore dell’indice, maggiore è il livello di occupazione della regione).
Tale metodo soddisfa tutti i requisiti per la sintesi del benessere e dei fenomeni correlati: comparabilità spaziale e temporale, non sostituibilità degli indicatori elementari, semplicità e trasparenza di calcolo, immediata fruizione ed interpretazione dei risultati ottenuti, robustezza dei risultati ottenuti.
3 Risultati
La robustezza del metodo individuato è stata testata attraverso l’analisi della matrice di correlazione degli indicatori e l’«analisi di influenza» che consente di verificare se e con quanta intensità cambiano le graduatorie degli indici compositi a seguito dell’eliminazione dall’insieme di partenza di un indicatore elementare e, quindi, descrive gli indicatori che influiscono maggiormente sulla composizione della graduatoria regionale della condizione occupazionale nel 2019 e nel 2020 (software COMIC – COMposite Indices Creator).
In particolare, per ovvie ragioni, si sono riscontrate alte correlazioni tra gli indicatori utilizzati e l’analisi dell’influenza mostra che le variabili che “pesano” di più nella composizione della graduatoria delle regioni nel 2019 sono i tassi di disoccupazione maschile (media 2.000 e scarto quadratico medio 2.366) e femminile (media 2.100 e scarto quadratico medio 2.364) e nel 2020 il tasso di occupazione maschile (media 1.700 e scarto quadratico medio 1.764) e il tasso di attività maschile (media 1.700 e scarto quadratico medio 1.792) (Tabella 4).
La graduatoria regionale (Tabella 5) e la rappresentazione cartografica (Fig. 1) del valore dell’indice composito finale restituiscono il classico schema dualistico Centro Nord-Sud.
In particolare, possiamo notare una situazione negativa invariata nel biennio 2019-2020 per il Lazio e per le regioni del Sud dove la performance peggiore è ottenuta dalla Sicilia, caratterizzata principalmente dai più bassi livelli di tassi di occupazione maschile (2019: 52,6%, media Italia 68%; 2020: 52,9%, media Italia 67,2%) e di tassi di attività maschile (2019: 64,7%, media Italia 75%; 2020: 63,5%, media Italia 73,5%).
Invece, le migliori performances sono raggruppate in Toscana, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia che sono le regioni che sono migliorate maggiormente rispetto alle altre, ma la regione “più attiva” che si conferma nel biennio 2019/2020 è l’Emilia Romagna che registra il più alto tasso di attività maschile: 2019: 80,5%, media Italia 75%; 2020: 79,4%, media Italia 73,5%.
4. Alcune considerazioni conclusive La prima considerazione che emerge da questi risultati è che l’impatto negativo sul mercato del lavoro dell’epidemia da Covid 19 è stato forte in tutte le regioni italiane. Tuttavia, non si può notare che l’impatto negativo è più forte sui segmenti deboli del mercato del lavoro italiano: il mercato del lavoro meridionale e il mercato del lavoro femminile (Marino e Tebala 2021). Appare, quindi, necessario associare alla ripartenza dell’economia delle opportune politiche di sostegno a questi segmenti deboli per evitare che siano le regioni più forti a beneficiare maggiormente della ripresa economica, aggravando sia il divario fra nord e sud, sia il gap di genere sul mercato del lavoro (Cuomo e Marino, 2019). La circostanza che contemporaneamente siano negativi sia il tasso di occupazione, sia il tasso di disoccupazione, sia il tasso di attività disegnano lo scenario peggiore sul mercato del lavoro e fanno capire ancora meglio con quanta intensità la recessione da Covid abbia colpito le regioni italiane. Le risorse del PNRR potranno aiutare notevolmente l’economia italiana, ma bisognerà stare attenti a far uscire dalla crisi tutte le regioni insieme, per evitare di continuare con un’Italia a due velocità e con dei divari che crescono, anziché ridursi.
Bibliografia
- Aquino A. (2020). Una fiscalità di vantaggio a costo zero per la piena occupazione nelle regioni del Mezzogiorno,” Regional Economy, vol. 4(Q3).
- Mazziotta, M., & Pareto, A. (2016). On a generalized non-compensatory composite index for measuring socio-economic phenomena. Social Indicators Research, 127(3), 983–1003
- Marino D., Tebala D., (2021), Economy and Development in Calabria: The Weak Development Hypothesis, Rivista Internazionale di Scienze Sociali, 2, ISSN 0035-676X, DOI, 10.26350/000518_000068
- Cuomo C., Marino D., (2019), The LOCAL WORK PLANS (LWP) and Territorial Economic System (TES): Assessment and Evaluation, Studies in Systems, Decision and Control, Volume 180, Pages 225 – 237, ISSN 2198-4182, DOI 10.1007/978-3-030-00677-8_19
[1] Per un approfondimento sulle dinamiche del mercato del lavoro in Italia si rimanda ad Aquino (2020)