Il tema dei divari Nord-Sud nella produttività e nei salari ha grande rilevanza anche per le implicazioni di politica economica che ne derivano. L’indagine Istat sui risultati economici delle imprese (Istat, 2019) offre un’ampia base di dati sulle retribuzioni e sul valore aggiunto per addetto nell’industria e nei servizi di mercato nelle regioni italiane.
La Tabella 1 riassume i principali indicatori per le macroregioni. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2016, mostrano come nel Mezzogiorno il valore aggiunto per addetto (la produttività d el lavoro) fosse il 72 per cento della media nazionale, mentre la retribuzione media dei lavoratori dipendenti il 79 per cento. Nel complesso, l’incidenza del costo del lavoro sul valore aggiunto prodotto era, nel Sud del 41%, a fronte del 39% del Nord, mentre il valore più basso (38%) si registrava nel Centro Italia.
Nell’anno considerato, la produttività e la retribuzione media nelle imprese presentavano un andamento tendenzialmente crescente da Sud a Nord (Fig. 1). La retribuzione media andava dai 18.400 euro annui della Calabria ai 30.300 euro della Lombardia: un divario del 40 per cento. Differenze altrettanto ampie si riscontravano nella produttività del lavoro. Tra Lombardia e Calabria, il divario era del 50 per cento.
Come mostra la Figura 2, l’incidenza delle retribuzioni sul valore aggiunto prodotto non presentava, però, differenze nette tra Nord e Sud. Per esempio, in Campania l’incidenza delle retribuzioni era di 1 punto percentuale più alta di quella del Piemonte. In Basilicata e Calabria era analoga a quella dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto.
La Figura 3 mostra la relazione tra produttività del lavoro e retribuzione media in 611 sistemi locali del lavoro. La correlazione è altissima (r = 0,93). Tra le diverse aree, le differenze sono notevoli, maggiori quelle riscontrabili tra le regioni. La produttività a Pomarance (Toscana) è 6,3 volte quella di Caronia (Sicilia).
In sintesi, nei settori considerati, al Sud il livello di produttività è nettamente minore che al Nord, ma lo è anche la retribuzione media. Nel Sud, l’incidenza dei salari sul valore aggiunto prodotto risulta di 2 punti percentuali più elevata del Nord.
Ma cosa mostrano davvero queste differenze regionali e locali? Com’é intuibile, la produttività del lavoro in un’area dipende, in larga misura, dalla composizione della sua struttura produttiva. I casi dei sistemi locali del lavoro di Agordo (Veneto) Augusta (Sicilia), Pomarance, Melfi (Basilicata) e Fanano (Emilia Romagna) lo esemplificano molto bene. L’elevata produttività di Agordo, Augusta, Pomarance e Melfi dipende, in buona parte, dal fatto che vi sono, rispettivamente, una grande industria ottica, petrolchimica, geotermica e automobilistica, mentre la struttura produttiva di Fanano è, evidentemente, molto dissimile da quella del resto del Nord-Est (Fig. 3).
Più in generale, la produttività è maggiore in quelle regioni in cui sono più presenti industrie ad alto valore aggiunto. Lo stesso dicasi per le retribuzioni. Il salario medio risulta, ovviamente, più elevato in quelle aree dove sono più presenti industrie che occupano lavoratori a elevata qualificazione che, per le mansioni svolte, percepiscono salari più alti: un conto è produrre pane, un altro automobili o microchip, sebbene si tratti sempre di manifatture.
Produttività e retribuzioni medie variano tra i settori industriali e a seconda delle dimensioni delle imprese. Poiché le strutture economiche e occupazionali del Nord e del Sud Italia sono, sotto questi aspetti, molto diverse, i confronti territoriali di produttività, soprattutto se condotti utilizzando dati aggregati, cioè per il complesso dell’economia come spesso si fa, vanno considerati con grande prudenza perché possono essere fuorvianti. In particolare quando se ne traggono indicazioni per la politica economica.
(*): Per approfondimenti si rimanda a: V. Daniele, Produttività e salari: i divari Nord-Sud, Rivista Economica del Mezzogiorno, n. 2, 2019